In un contesto di crescente tensione, Gaza si ritrova al centro di una crisi umanitaria che vede i bambini come le principali vittime. La controffensiva israeliana, risposta agli attacchi di Hamas, ha lasciato cicatrici profonde nella Striscia, non solo sul terreno ma soprattutto nella vita quotidiana dei suoi abitanti.
Con l’evacuazione divenuta un imperativo per molte famiglie, il nord della Striscia di Gaza vede un massiccio esodo di residenti in cerca di sicurezza. L’UNICEF, l’agenzia delle Nazioni Unite dedicata all’infanzia, è in prima linea nel monitorare la situazione e fornire aiuti. Ha lanciato un appello urgente per un cessate il fuoco immediato, vista la gravità del contesto attuale.
Il quadro è desolante: mancanza di acqua, elettricità, cibo, e medicine. I servizi essenziali, spesso dati per scontati, sono diventati un lusso per molti. L’accesso alle strutture sanitarie, un diritto fondamentale, è compromesso dai continui scontri e dal blocco delle principali arterie di rifornimento.
Catherine Russell, alla guida dell’UNICEF, non ha esitato a definire la situazione “disastrosa”. Il suo grido d’allarme non riguarda solo le necessità materiali, ma punta i riflettori sulla vulnerabilità psicologica e fisica di migliaia di bambini. Russell insiste sulla necessità di un intervento umanitario tempestivo per soccorrere queste giovani vite in pericolo.
L’agenzia internazionale sottolinea un principio fondamentale: anche in guerra, ci sono delle regole. Il diritto internazionale impone la protezione dei civili, in particolare dei minori. L’UNICEF, in questo delicato contesto, si impegna a garantire che ogni bambino a Gaza riceva le cure e l’assistenza necessaria, indipendentemente dalla sua posizione o affiliazione.
Il dato che colpisce è la stima delle persone sfollate: circa 423.000 residenti di Gaza hanno cercato rifugio altrove. Molte scuole sono state trasformate in rifugi temporanei, anche se alcune di esse non sono state risparmiate dalla furia degli attacchi.
Ma l’emergenza non si ferma qui. Gli ospedali di Gaza, pilastri essenziali di ogni società, stanno vivendo ore critiche. Con le riserve di carburante agli sgoccioli e un afflusso costante di feriti, i due principali ospedali della regione sono al collasso. Si è reso necessario un trasferimento di pazienti e staff verso zone più sicure, un’operazione complessa in un territorio dove la sicurezza è un bene raro.
Con un futuro incerto e vie di fuga quasi inesistenti, la popolazione di Gaza sembra intrappolata in una spirale di violenza e carestia. Tuttavia, nonostante le difficoltà, l’UNICEF e i suoi operatori continuano a lavorare instancabilmente.
L’impegno dell’agenzia è tangibile, dalla distribuzione delle ultime riserve di aiuti alla manutenzione dell’unico impianto di desalinizzazione che serve Gaza, essenziale per garantire l’accesso all’acqua potabile a decine di migliaia di persone.
L’orologio sta ticchettando e le risorse si esauriscono. Il mondo osserva, sperando in un cambiamento.