Polonia e Ungheria in ribellione: la crisi migratoria divide l’Europa! Equilibri difficili e lotte interne

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Lo scoppio di un’incredibile polemica sulla politica migratoria europea da parte del primo ministro ungherese, Viktor Orbán, ha scosso l’atmosfera al vertice informale dei capi di stato e di governo a Granada. La questione migratoria, negli ultimi anni, è diventata uno dei punti più critici nelle relazioni tra i ventisette paesi membri dell’Unione Europea. Le dichiarazioni di Orbán rappresentano un autentico fulmine a ciel sereno per le relazioni internazionali del continente europeo.

Con tono deciso ed energico, Orbán ha dichiarato la sua totale indisponibilità a concordare qualsiasi tipo di accordo in materia di immigrazione con gli altri leader europei, sottolineando che per il suo paese ciò è politicamente impossibile. Inoltre, ha accusato i paesi che hanno recentemente appoggiato un accordo sul regolamento di crisi, parte fondamentale del patto di asilo e immigrazione, di avere superato le linee rosse considerate accettabili dall’Ungheria. Orbán ha ribadito che in precedenza era stato concordato che le decisioni in materia di politica migratoria sarebbero state prese per consenso, e non a maggioranza qualificata, ma tale regola è stata cambiata, suscitando il suo netto dissenso.

Anche il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha espresso la sua preoccupazione, sostenendo che l’Europa si trova di fronte a una scelta cruciale: accettare o respingere un’immigrazione illegale su vasta scala. Inoltre, Morawiecki ha strumentalizzato la questione dell’immigrazione durante la campagna elettorale, attaccando il suo principale rivale politico, Donald Tusk, accusandolo di aver accettato un patto migratorio che prevederebbe la “ridistribuzione illegale” degli immigrati nel suo paese. Tuttavia, questa affermazione non corrisponde alla realtà, poiché l’accordo non impone quote obbligatorie di distribuzione.

L’opposizione aperta di Orbán e Morawiecki rappresenta una sfida significativa per gli sforzi dell’Unione Europea nel raggiungere un accordo su una politica migratoria comune. Tale divisione rispecchia la crescente polarizzazione all’interno dell’UE su questo tema critico e solleva interrogativi sul futuro delle politiche migratorie europee.

La questione dell’immigrazione è stata inserita nell’agenda del Consiglio Europeo informale, organizzato sotto la presidenza spagnola dell’UE, su richiesta del primo ministro italiano, Giorgia Meloni. Meloni ha organizzato una conferenza parallela con altri cinque leader europei, provenienti dal Regno Unito, dalla Francia, dai Paesi Bassi, dall’Albania e dalla Commissione Europea, con l’intento di discutere su come proteggere il continente europeo dalle attività delle mafie dei trafficanti di esseri umani. Inoltre, ha tenuto un incontro bilaterale con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.

Questi sviluppi rendono ancora più complicata la ricerca di un terreno comune all’interno dell’Unione Europea in materia di politica migratoria. Il futuro delle politiche migratorie europee rimane incerto, ma è evidente che i continui disaccordi tra i paesi membri continueranno a influenzare il dibattito politico e le decisioni dell’Unione Europea nei prossimi anni.