Scandalo deepfake spagnolo: giovani vittime della tecnologia! Cosa nasconde Almendralejo?

Deepfake

Nel pittoresco scenario di Almendralejo, una tranquilla cittadina impreziosita dalla sua posizione nel cuore del sud della Spagna, si è consumato un dramma dai contorni inquietanti, alimentato dall’avanzamento sempre più pervasivo dell’intelligenza artificiale. Più di venti giovani ragazze, con un’età che va dagli 11 ai 17 anni, sono state vittime di una forma di violazione digitale che ha messo in discussione persino il confine tra realtà e finzione, aprendo scenari di riflessione sulla nostra vulnerabilità nell’era digitale.

L’orrore ha fatto irruzione quando queste promettenti giovani, al loro ritorno dalle rilassanti vacanze estive, si sono ritrovate ad aprire i loro preziosi dispositivi mobili per trovarsi di fronte a una serie di immagini apparentemente compromettenti. Ciò che ha reso questa esperienza ancora più terribile è stata la natura ingannevole di queste foto, tanto perfettamente elaborate che le vittime stesse hanno affermato di non essere mai state coinvolte in alcuna sessione fotografica compromettente. La tecnologia alla base di queste deepfake, tanto sofisticate quanto sinistre, sembra aver sfruttato foto legittime prelevate dai profili Instagram delle giovani donne, trasformandole in una manipolazione distorta e crudele della realtà. Nelle foto originali, le giovani vittime apparivano correttamente vestite, ma le versioni contraffatte di queste immagini si sono rapidamente diffuse all’interno dei clandestini gruppi di messaggistica di WhatsApp e Telegram.

Il coraggio delle giovani donne è stato alimentato dal sostegno incondizionato delle loro famiglie, molte delle quali hanno deciso di denunciare pubblicamente questo sinistro crimine virtuale. Così è nata una discussione nazionale che ha sollevato una serie di interrogativi cruciali. La domanda fondamentale che tutti si pongono è: può l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per creare deepfake di carattere sessuale essere considerato una forma di condivisione non consensuale di materiale intimo? E potrebbe addirittura configurarsi come pedopornografia, visto che una delle vittime è una bambina di soli 11 anni?

Emergono segreti osceni: sembra che gli artefici di questo orrore abbiano sfruttato un’applicazione accessibile al prezzo di soli 10 euro, che ha consentito loro di sviluppare deepfake impressionantemente realistici, “spogliando” virtualmente le giovani donne delle loro vesti. Al centro delle indagini si trovano ora un gruppo di dieci giovani ragazzi, dai 12 ai 14 anni, accusati di aver creato questi disturbanti deepfake e di averli disseminati in modo disturbante su piattaforme di messaggistica come WhatsApp e Telegram.

L’orrore si intensifica ulteriormente quando si scopre che alcune delle vittime sono state soggette a tentativi di estorsione, con richieste di denaro in cambio del non divulgare le immagini compromettenti su Internet. Rimane ancora un enigma se queste immagini siano rimaste confinate solo all’interno dei gruppi di messaggistica di WhatsApp e Telegram o se hanno trovato la loro strada su oscure piattaforme online, come il controverso OnlyFans.